Il workshop è una sperimentazione di storytelling per raccontare le aziende tessili biellesi, il loro vissuto e le relazioni che hanno generato, attraverso strumenti creativi e digitali.
Cosa vuol dire storytelling?
Lo storytelling cerca trame per riconnettere gli uomini al senso delle cose.
È uno strumento di coesione e ricostruzione sociale. Per questo è diventato indispensabile all’economia che si nutre di reti per espandersi.
Ma l’arte del racconto è un’invenzione antica. Adesso l’urgenza nasce dalla ricerca di senso: in un momento in cui tutto è detto, nulla è più evidente.
Nel Workshop si lavora insieme per individuare il senso e le diverse costruzioni possibili intorno alla narrazione sul mondo tessile.
Perché raccontare di tessuti?
Il dato di partenza è che il tessuto, in quanto semilavorato, non è mai stato raccontato.
La centralità della confezione ha soggiogato con la fantasmagoria di una comunicazione indirizzata direttamente al cliente. Ma ciò che si cerca, ora, è il dialogo, un racconto che si possa indossare, in cui immergersi. Non basta più lo scintillio, deve entrare in campo la vita, assai più intrigante, curiosa, fantasmagorica.
È così che le aziende tessili diventano un pretesto per raccontare di uomini e donne, lavoro, territorio, risorse materiali e immateriali. E si riallacciano le storie, del lavoro e dei successi che alcune collezioni hanno avuto anche grazie al “semilavorato”, ora vissuto come protagonista.
Cosa vuol dire essere autori?
Lo storytelling cerca trame per riconnettere gli uomini al senso delle cose.
È uno strumento di coesione e ricostruzione sociale. Per questo è diventato indispensabile all’economia che si nutre di reti per espandersi. Ma l’arte del racconto è un’invenzione antica. Adesso l’urgenza nasce dalla ricerca di senso: in un momento in cui tutto è detto, nulla è più evidente.
Nel Workshop lavoreremo assieme per individuare il senso e le diverse costruzioni possibili intorno alla narrazione sul mondo tessile.
Qual è la relazione tra storytelling e digitale?
Il digitale è il più potente strumento connettivo mai sperimentato.
Tutti gli strumenti di racconto hanno una qualche relazione con il digitale ed evolvono per aumentare l’accessibilità e la condivisione tra gli individui. Ma i contenuti devono esserci, e bisogna saperli creare.
Nel Workshop, al mattina si visita un’azienda e nel pomeriggio si lavora sui materiali acquisiti per costruire una scheda narrativa per ciascuna azienda.
Perché le aziende tessili?
Il tessile e la cultura del lavoro è l’identità forte del biellese.
Ripartire da qui significa fare i conti con la storia, capire l’evoluzione attuale, identificare il valore che c’è sul territorio, lavorare su quegli elementi che hanno una visibilità internazionale e possono veicolare molto di più ancora.
Certo, non è facile raccontare il semilavorato; ma il tessuto è fibra, colore, tecnologia, ambiente, creatività… Basta aprire la cartella dei campionari, la porta dei magazzini, le cartelle degli archivi, “dare acqua” alle macchine e la magia del saper fare bene qualcosa si dischiude.
Tutto ciò è già presente nelle aziende biellesi.
Il Workshop visita le aziende biellesi, diverse per prodotto, dimensione, organizzazione, mercato; aziende che aprono le porte e condividono il senso sperimentale dell’iniziativa.
Raccontare a chi?
Noi pensiamo a Xin Li, cinese.
Vive dall’altra parte del mondo, ma è diventato il secondo acquirente al mondo di prodotti tessili biellesi. Vogliamo che venga a trovarci, a Biella. L’Italia lo affascina, compra Made in Italy, ma vuole di più. Vuole sentirsi accolto. Siamo riusciti a trasmettere il valore del prodotto, ora è tempo di parlargli del produttore e del territorio.
Nel Workshop ospiteremo Xin Li perché ci ricordi che dobbiamo riuscire a parlare a chi non parla la nostra lingua e ha una cultura diversa, ma apprezza i valori che abbiamo ereditato dalla storia e che, anche grazie a lui, troveremo il modo di rinnovare.